domenica 3 aprile 2011

LUNARIO DEL SOLE - "Discorso Preliminare" di Fabrizio Clerici

                                                                             
Sempre alle prese, con le mie raccolte della prima metà del '900 , mi sono imbattuta in un personaggio veramente eclettico - Fabrizio Clerici - pittore, architetto, scenografo, costumista, fotografo, scrittore  e amico di alcuni fra i più importanti artisti, critici, musicisti e letterati del Novecento.

La raccolta,  che andrò a postare, non è altro che un calendario illustrato e stampato nel 1942, da Piero Fornasetti su commissione di Giò Ponti, con l'introduzione - racconto fantasioso di Fabrizio Clerici. (Una terna di nomi veramente pesanti!)

Le Stampe della  raccolta sono logicamente dodici, colorate, ognuna raffigurante un mese dell'anno e racchiuse in una appropriata custodia di cartoncino. Sul frontone di detta cartellina, un disegno di stampa litografica, raffigurante un mappamondo e attrezzi astronomici con sole e luna sullo sfondo, sempre del pittore Piero Fornasetti.
All'interno, come presentazione, il  "Discorso Preliminare" di Fabrizio Clerici.





















Tavola n°  1              - GENNAIO -






Tavola n°  2                      - FEBBRAIO -






Tavola n°  3                      - MARZO -






Tavola n°  4                 - APRILE -





Tavola n°  5                                  - MAGGIO -








Tavola n° 6                          - GIUGNO -





Fabrizio Clerici (Milano, 15 maggio 1913 – Roma, 7 giugno 1993).


Pittore italiano, tra i più importanti del novecento.

La sua pittura, colta e raffinata nei riferimenti artistici e letterari, algida e aristocratica è intrisa delle umane inquietudini di quel novecento alienante e ostile che ha caratterizzato la fine del secondo millennio. Il suo immaginario coniuga le suggestioni del Piranesi, l’autorevolezza negli studi sull’antichità classica del gesuita ed erudito tedesco del XVII secolo Athanasius Kircher, come di Caspar David Friedrich e Arnold Böcklin,trasferendone i codici figurativi e di ricerca nel suo paesaggio contemporaneo, inevitabilmente intriso di inquietudini ed introspezioni.

Artista dalla poetica complessa e di matrice eclettica, fu anche architetto, scenografo e costumista, fotografo e amico di alcuni fra i più importanti artisti, critici, musicisti e letterati del Novecento. Clerici ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali per la sua opera esposta nei più importanti musei internazionali ed in prestigiose collezioni private e pubbliche, le sue opere sono parte importante e significativa dell’arte non solo italiana del Novecento.

Tra le opere più note si ricordano: Il Minotauro accusa pubblicamente sua madre (dipinto in varie versioni), che aveva profondamente appassionato Salvador Dalì, il celebre Sonno romano (1955) Le Confessioni palermitane (1954) la Minerva Phlegraea, (1956-57) Le Krak des Chevaliers (1968). Accanto ad altri lavori dedicati ai miraggi, alle città sepolte, alle archeologie domestiche e alle “stanze”. Queste ultime, dagli anni Sessanta, sono caratterizzate dalla presenza di figure divine della simbologia egizia, come il Dio-falco Horus e le sfingi di ariete. Il vuoto, come elemento e spazio della memoria, prevale nelle opere degli anni Settanta con i due celebri dipinti Corpus hermeticum e Un istante dopo.

Note biografiche

Si trasferisce ben presto a Roma (1920) dove compie i suoi studi per laurearsi presso la Scuola Superiore di Architettura (1937).

Decisiva per lui la permanenza a Roma negli anni della giovinezza: i monumenti romani, la pittura e l’architettura rinascimentale e barocca lo influenzano fortemente, così certe funzioni religiose che lo attraggono dal lato spettacolare. E più tardi, da una nostalgia di quei «mirabilia» scoperti allora, nascerà il Sonno romano (1955).

A Roma, da studente universitario, segue le conferenze di Le Corbusier e nel 1936 si lega d’amicizia con Alberto Savinio (fratello di Giorgio de Chirico). Tra i due artisti nasce una profonda stima reciproca; in Ascolto il tuo cuore città (1944) Savinio scrive: «Fabrizio del resto è così naturalmente stendhaliano, nell’animo, nel carattere, nel costume,che per una volta mi è consentito credere che la natura ha fatto le cose a dovere».

Nel 1938, a Milano, incontra Giorgio de Chirico con il quale si intrattiene in lunghe conversazioni sulle tecniche pittoriche, in particolare sulla pittura a tempera.

Alla fine degli anni trenta risalgono i primi disegni fantastici: personaggi non ritratti dal vero ma ricostruiti a memoria. È la memoria di avvenimenti o luoghi o persone, variati o deformati attraverso il filtro del tempo, a indirizzarlo maggiormente verso una condizione trasposta nel sogno; e poiché la sua ottica è una ricostruzione onirica di immagini, egli entra con tutta naturalezza nel clima surrealista.

Ma il vero movente in Clerici rimane la ricerca metafisica.

Il ritorno a Roma dopo gli anni della guerra lo avvicina agli studi scientifici di Athanasius Kircher, agli anamorfici di Erhard Schön e a quelle teorie ottico-prospettiche del Padre Jean-Francois Niceron dell’ordine dei Minimi.

Nel 1944 incontra a Roma Leonor Fini; l’atmosfera di magia che segnò l’incontro con Leonor è ripercorsa da Clerici in un articolo del 1945 pubblicato su “Quadrante”.

Frequenta artisti e letterati: Alberto Moravia, Elsa Morante.

Nel gennaio del 1945 espone con Savinio in una collettiva, presentata da Mario Praz; l’anno dopo incontra a Milano Tristan Tzara.

Nel 1947 collabora con Lucio Fontana ad un progetto "Patio per una casa al mare", di cui Fontana esegue le sculture, per Handicraft Development, Inc. in New York.

Nel Settembre del 1948, a Venezia, stringe amicizia con Salvador Dalì.

Fino al 1948 egli continua nel disegno e nell’incisione; nel 1949 affronta, dopo anni di preparazione, la pittura in vaste composizioni nelle quali l’architettura resta pertanto lo scheletro armonico di quasi tutti i suoi quadri.

Nel 1953 inizia una serie di peregrinazioni nel Medio Oriente: la prima tappa è l’Egitto e successivamente i suoi viaggi lo porteranno in Siria, Giordania, Libia, Cirenaica e Turchia.

Nel 1955 espone a New York la maggior parte delle pitture eseguite in quegli anni.

Dai viaggi nel Medio Oriente egli riporta due temi che gli saranno poi familiari: i Miraggi e i Templi dell’uovo,cicli di costruzioni utopistiche nei deserti, che si sviluppano a spirale partendo da un nucleo centrale dove ha sede un ipotetico uovo primigenio.

Clerici divaga spesso sui temi mitologici, proprio là dove il senso della fatalità è più vivo o allarmante. La sua natura di visionario si compiace di portare alla luce frammenti perduti o mai esistiti come nel Recupero del Cavallo di Troia (1949-55), o in quei fantomatici reperti fossili a forma di spilla da balia, protagonisti tutti nella vastità di irraggiungibili deserti.

Contemporaneamente alla pittura, che si evolve secondo l’indirizzo sempre più fantastico e magico, si dedica al teatro. Al ritorno dall’Egitto, Giorgio Strehler lo invita a creare le scene per La Vedova scaltra di Carlo Goldoni. Precedentemente egli aveva già lavorato per il teatro; per il balletto e l’opera lirica, in spettacoli dove più vivo e congeniale era il tema del mondo fantastico. A lui si devono le scene e i costumi per Orpheus di Igor Stravinskij presentato in prima europea al Teatro La Fenice di Venezia nel 1948; Didone ed Enea di Purcel (1949), ed Il sacrificio di Lucrezia di Britten (1949) entrambi realizzati per il Teatro dell’Opera di Romacon la regia di Alberto Lattuada; Armida (1950) per il XIII Maggio Musicale Fiorentino; Gianni Schicchi (1962)con la regia di Peter Ustinov per il Covent Garden; Alì Babà (1963) per il Teatro alla Scala, unitamente ad altri memorabili allestimenti nei più importanti teatri, avvalendosi della collaborazione di Aurel M. Milloss, OrazioCosta, Bianca Gallizia, Luigi Squarzina, Federico Fellini, Peter Ustinov, George Solti, Bruno Maderna e molti altri artisti.

Interessato a sempre differenti modi di espressione per due anni lavora alla realizzazione di una grande vetrata La fede di Santa Caterina per la Basilica di San Domenico a Siena (1957).

Nel 1964 inizia la serie delle tavole per l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, lavoro che lo tiene impegnato per un lungo periodo; molte di queste composizioni verranno riprese, con varianti, nel corso del tempo.

Nel 1968 in occasione del Berliner Festwochen è invitato dal Senato delle Arti e delle Scienze di Berlino con due esposizioni antologiche di pittura e scenografia allestite nella Galerie des XX Jahrhunderts e alla Rathauses Tempelhof.

Nel 1970 realizza per la Propyläen Verlag Berlin una edizione numerata de Il Milione di Marco Polo, con varie tavole in nero e a colori e molte litografie originali. Questi disegni vengono esposti, assieme ad una selezione di pitture, alla Galerie Brusberg di Hannover (1971).

Durante il periodo 1974-75 dipinge un ciclo di quadri ispirati alla Isola dei morti di A. Böcklin, tutte variazioni che verranno poi riprese in anni successivi.

Nel 1977, per una edizione a limitato numero di copie, ha eseguito una serie di litografie che illustrano Le bestiaire di Guillaume Apollinaire.

Nello stesso anno tre importanti retrospettive gli sono dedicate a Kiev (Museo d'Arte Occidentale), a Alma Ata (Museo di Belle Arti), a Mosca (Museo di Belle Arti Pushkin).

Negli anni Settanta lavora alle opere di ispirazione egizia dal titolo Variazioni Tebane; dal 1980 comincia il ciclo pittorico sul tema della violenza che chiamerà I Corpi di Orvieto portato a termine nel 1981 insieme ad una serie di grandi tavole a colori: Le Impalcature della Sistina.

Nel 1983 si inaugura una importante mostra presso la Galleria Civica d’Arte Moderna - Palazzo dei Diamanti di Ferrara con presentazione in catalogo di Federico Zeri. Nel 1984 è invitato ad un convegno sulla pace;visita Samarcanda e Bukara.

Nel 1987 si apre una retrospettiva al Palazzo Reale di Caserta con un catalogo edito da Franco Maria Ricci. Dal 1988 al 1990 prepara la grande antologica presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (1990) nella quale figurano oltre duecento opere provenienti da collezioni pubbliche e private.

Nel 1991 il Teatro alla Scala di Milano gli rende omaggio con una mostra di bozzetti e figurini per spettacoli da egli eseguiti presso lo stesso teatro dal 1953 al 1963 .

Dal 1988 al 1992 esegue una serie di dipinti con iconografie escatologiche, molti dei quali impostati con tinte monocromatiche.

Dopo la sua scomparsa, avvenuta a Roma nel 1993, viene costituito l’Archivio Fabrizio Clerici che, nel rispetto del volere del maestro, tutela la sua opera omnia onorandone la memoria con la promozione di importanti mostre.
www.archivioclerici.com/Immagini/.../Note%20biografiche%20pdf.pdf


Scritti di Fabrizio Clerici
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Il lunario del sole [Discorso preliminare], calendario del 1942 stampato da Piero Fornasetti, Milano.....
www.archivioclerici.com/Scritti%20di%20Clerici.html



                                                                             ... Continua Qui

Tavole  6/12



1 commento:

  1. Lunario del sole, sembra quasi un ossimoro. E comunque le tue immagini mi hanno dato l'idea per l'haiku di stasera, per cui grazie per queste tavole con cui ci delizi.

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